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18 septembre 2008 4 18 /09 /septembre /2008 21:18
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13 août 2008 3 13 /08 /août /2008 09:36
L' EX BR IN OSPEDALE
Marina e il rosario regalato da Valeria Bruni
Bianconi Giovanni
Pagina 11
(11 agosto 2008) - Corriere della Sera


Passata l' euforia per la scarcerazione di martedì scorso, è tornata la paura. E la richiesta alla figlia di non andare a trovarla. Marina Petrella, l' ex brigatista in attesa di estradizione già firmata dal primo ministro francese Fillon, continua ad essere alimentata per sonda gastrica nell' ospedale Sainte-Anne, dove i medici hanno ottenuto la revoca degli arresti considerata indispensabile per curare la paziente. Sabato la figlia Elisa Novelli - nata 25 anni fa nel carcere romano di Rebibbia, dove la madre era detenuta - l' ha vista di nuovo col buio negli occhi. «Lo sguardo vispo che aveva subito dopo la notizia della scarcerazione, seppure su un fisico scheletrico, è già scomparso - racconta la ragazza -. Certo, ora ha la possibilità di curarsi senza la sorveglianza delle guardie, non dipende più dall' amministrazione penitenziaria, ma il problema di fondo è rimasto invariato. E lei ripete che si sente in trappola, che non riesce a immaginare un futuro e non è giusto coltivare speranze che di qui a poco potrebbero cadere. Né per lei né per noi. Dice che non vuole illudere me e mia sorella (la figlia nata da una nuova relazione in Francia, dieci anni fa, ndr), e che non ce la fa a vedermi come se niente fosse. Si sente ancora sull' orlo dell' abisso, e per questo mi ha chiesto di non andare a trovarla, come aveva fatto mesi fa quando smise di nutrirsi. Senza la prospettiva di riprendersi l' esistenza che la Francia le ha garantito per 14 anni, pur conoscendo da sempre la sua situazione, non ha più stimoli vitali. Continua a dire che se non si allontanerà lo spettro del carcere in Italia, l' unica cosa buona e utile che può fare per noi è lasciarci elaborare il lutto». Sul comodino vicino al letto, l' ex brigatista tiene il piccolo rosario che le ha regalato, quando è andata a visitarla qualche settimana fa Valeria Bruni Tedeschi. L' attrice italiana è sorella della première dame francese Carla e cognata del presidente della Repubblica Sarkozy, l' uomo che può decidere il destino di Marina Petrella.


FOCUS ANNI DI PIOMBO E GIUSTIZIA *** UN QUARTO DI SECOLO NEL 1981 I «RIFUGIATI» ITALIANI ERANO 600, OGGI PER MOLTI È SCATTATA LA PRESCRIZIONE UNA DECISIONE DAL 1982 LE AUTORITÀ FRANCESI HANNO ESAMINATO 94 CASI, UNA SOLA L' ESTRADIZIONE: PERSICHETTI
La Francia e gli ex terroristi In cento temono la svolta Caso Petrella e addio alla «dottrina Mitterrand»
Bianconi Giovanni
Pagina 010/011
(11 agosto 2008) - Corriere della Sera


Se uno chiede quanti sono ancora i «rifugiati» in Francia a rischio estradizione, gli interessati arrivano a mettere insieme qualche decina di nomi e poi rispondono: settanta-ottanta. Al massimo un centinaio. Gli altri ormai sono «scaduti», nel senso che non avevano condanne a vita né troppo elevate e quindi è scattata la prescrizione della pena. Sono tornati liberi, insomma. Ma quel centinaio che non hanno chiuso i conti con la giustizia italiana - compresi quelli per i quali la prescrizione arriverà di qui a poco - sono ancora qui nelle vesti ufficiali di ex terroristi «latitanti», seppure muniti di regolare permesso di soggiorno concesso dal governo di Parigi. E vivono appesi a un filo, che ogni tanto rischia di spezzarsi con l' arresto di uno di loro. Ora è il turno di Marina Petrella, ex brigatista ergastolana, imprigionata nell' agosto del 2007, estradizione firmata a giugno e ricorso pendente al Consiglio di Stato. Da una settimana è arrivato l' ordine di scarcerazione per le gravissime condizioni di salute psico-fisica che la costringono in una stanza d' ospedale. Prima, nell' agosto 2002, era toccato a Paolo Persichetti, ex militante dell' Unione dei comunisti combattenti. E nel 2004 è stato il turno di Cesare Battisti, arrestato, liberato, fuggito e ripescato nel 2007 in Brasile, dove è ancora in corso la disputa legale per ottenerne la riconsegna. A parte il destino di una donna giunta a pesare 40 chili di fronte alla prospettiva di scontare l' ergastolo in patria dopo che la Francia le aveva consentito per quattordici anni di costruirsi una nuova vita in libertà, il caso Petrella rappresenta per la comunità dei «rifugiati» un punto di svolta. A seconda di come si concluderà, avrà effetti decisivi su tutti gli altri che proseguono le loro «normali» esistenze francesi, fatte di lavori e famiglie ormai regolari, ma sempre col rischio di un «incidente» che può interrompere quella regolarità e riaprire vecchie pendenze penali per fatti di 25 o 30 anni fa. Crimini colorati di politica che in Italia non sono stati dimenticati, soprattutto dai familiari delle vittime, e che la Francia ha deciso di nascondere sotto il tappeto quando s' è ritrovata i responsabili in casa propria; salvo dare ogni tanto un colpo di ramazza. Come ha fatto con Marina Petrella. Se ora verrà estradata, gli altri dovranno chiedersi chi sarà il prossimo; se invece resterà, potrebbe essere la fine di tante preoccupazioni. Anche se l' incognita rimarrà, soprattutto per quel pugno di persone (una decina) condannate all' ergastolo o a pene tanto lunghe da essere ancora lontane dalla prescrizione. S' è aperta così un' altra fase della tanto discussa - celebrata o criticata, a seconda dei punti di vista - «dottrina Mitterrand», sopravvissuta al presidente socialista e rispettata in passato anche dai governi di destra, con la quale si trova ora a misurarsi Nicolas Sarkozy, e che da oltre un quarto di secolo garantisce asilo agli italiani condannati per fatti di terrorismo. A fasi alterne, con più o meno lunghi intermezzi carcerari per chi è incappato nelle maglie della giustizia locale. Ma che di fatto ha impedito i rimpatri: dei 94 italiani che dal 1982 sono stati arrestati e poi liberati dalla magistratura francese, finora il solo Persichetti è stato riconsegnato materialmente alle carceri italiane. Un topolino partorito dalla montagna di dispute e polemiche che si trascinano da più di 25 anni. Tutti gli altri (a parte Battisti, e la Petrella ancora sotto giudizio) sono rimasti e hanno ricominciato a vivere la loro vita di post-terroristi. Perché questo aveva chiesto loro François Mitterrand nel 1981, quando promise di non restituirli al Paese d' origine: uscire allo scoperto, mettendo fine al loro status di clandestini, e rinunciare a ogni teoria e pratica della lotta armata. Anche se non esiste una contabilità ufficiale, i «rifugiati» di allora - fuoriusciti dall' Italia e da decine di formazioni terroristiche, non solo Brigate rosse e Prima Linea - erano diverse centinaia. Oreste Scalzone, giunto qui nell' 81 e divenuto una sorta di icona degli «esuli», sostiene che arrivarono a seicento. Mitterrand, in una dichiarazione del 1985, parlò di trecento, «cifra approssimativa». Proprio Scalzone fu arrestato nell' agosto del 1982 e la Chambre d' accusation di Parigi diede «avviso favorevole» alla sua estradizione. Disatteso dal governo che non firmò il decreto per rispedirlo in patria. Con tanto di editoriale di Le Monde, intitolato «Lo Stato e la parola data», a spiegare che il tradimento della promessa presidenziale avrebbe significato non solo una brutta figura sul piano nazionale e internazionale, ma anche il rischio di reimmersione nella clandestinità di qualche centinaio di ex terroristi, con conseguenze imprevedibili per la stessa Francia. Da allora è cominciata un' altalena di decisioni contrastanti. Alla prima ondata di pareri a sostegno delle estradizioni durata fino al 1985 ne seguì una di segno opposto, perché quasi tutti i condannati non avevano assistito ai processi in Italia; un diritto violato secondo la legge francese, nonostante fossero stati gli stessi imputati a sottrarsi attraverso la fuga. Negli anni Novanta il vento cambiò di nuovo, e la Chambre tornò a sollecitare la riconsegna di quegli italiani riparati qui dopo la scarcerazione in patria dovuta all' eccessiva durata dei giudizi. Ma nonostante gli «avvisi favorevoli» delle corti, solo tre decreti di estradizione furono firmati dai primi ministri di Parigi, di destra o di sinistra che fossero. Uno nel 1987, abrogato dal Consiglio di Stato; uno nel 1991, corretto da un successivo contro-decreto che sostituiva il precedente; il terzo, nel 1994, nei confronti di Persichetti. Mai eseguito fino al 2002, quando la falsa pista di un suo coinvolgimento nel delitto Biagi firmato dalle nuove Br convinse i francesi a spedirlo a Roma nel giro di ventiquattr' ore. Dopo quella decisione - e l' invio dall' Italia di una lista di dodici condannati da arrestare, compilata sulla base di criteri mai svelati - i casi Battisti e Petrella (nomi contenuti nella lista) hanno animato il dibattito più in Francia che in Italia. Oltre ai timori dei «rifugiati», ovviamente. Perché è la Francia che ha consentito a queste persone di ricostruirsi una vita alla luce del sole, con tanto di documenti d' identità rilasciati dalle prefetture, e poi improvvisamente deciso di restituirne qualcuno al suo passato. Secondo scelte che paiono casuali: «Come fosse una roulette russa», mormora chi potrebbe essere colpito all' eventuale prossimo giro. Un governo ha tutto il diritto di rinnegare la famosa «dottrina», ma è la retroattività della decisione che diventa poco digeribile per gli interessati e l' opinione pubblica locale, e rischia di mettere un po' in imbarazzo lo stesso Sarkozy. E' quindi alla Francia che gli ex terroristi chiedono di mantenere la «parola data». Perché senza quella «parola» - dicono nei bar parigini dove chiedono di non essere indicati per nome, perché la prudenza non è mai troppa - «non avremmo messo su famiglia o fatto figli. Come Marina». Cioè la Petrella, madre di una bimba francese di dieci anni, presa forse casualmente o forse no in un agosto come questo. E che in una camera d' ospedale aspetta di sapere se avrà ancora il futuro che le era stato garantito. A lei e gli altri.

IL CASO GIANNI STEFAN E IL DECRETO DI ROCARD CHE ANNULLAVA L' ESTRADIZIONE
«Un precedente per Sarkozy: sono io»

II libro
Dopo l'arresto di Marina Petrella Gianni Stefan e altri hanno scritto “Treni sorvegliati -Rifugiati italiani, vite sospese” sulla vicenda degli ex terroristi che vivono in Francia
Bianconi Giovanni
Pagina 11
(11 agosto 2008) - Corriere della Sera



È stato lo stesso presidente francese, Nicolas Sarkozy, a riconoscere che la Marina Petrella arrestata un anno fa per essere riconsegnata all' Italia non è più l' ex brigatista condannata all' ergastolo per un omicidio e altri gravi reati. «La signora è in effetti in Francia dal 1993, vi ha fondato una famiglia e non ha mai violato le nostre leggi - ha scritto a Berlusconi nella lettera in cui sollecitava la grazia -. I fatti commessi dalla signora Petrella, anche se inaccettabili in uno Stato di diritto, hanno avuto luogo più di 27 anni fa. Il suo arresto ha costituito per lei uno choc psicologico che provoca oggi delle delicate conseguenze umane... La sua salute è in pericolo... Confido nella capacità di trattare questo caso con una reale umanità». Leggendo queste parole un «rifugiato» passato dalla stessa strettoia ha provato un senso di sollievo. «Mi fatto ovviamente piacere - dice Gianni Stefan, riparato a Parigi per oltre un ventennio, da due anni libero di rientrare grazie alla prescrizione - ma poi ho pensato che la grazia in Italia è un' ipotesi troppo aleatoria. Viste le premesse del suo discorso, invece, è Sarkozy ad avere in mano la carta per risolvere la situazione di Marina, senza offendere l' Italia e applicando quei principi umanitari che lui stesso invoca». La carta è il precedente costituito proprio dal «caso» di Stefan, uno dei cinque italiani per i quali il governo di Parigi ha firmato il decreto di estradizione dopo il 1981. E unico ad ottenere un contro-decreto, firmato dallo stesso primo ministro, che per motivi di salute l' ha lasciato in Francia. Arrestato nel 1986, Stefan ebbe dalla Chambre d' accusation l' «avviso favorevole» al rimpatrio, chiesto per una serie di attentati compiuti a Milano, compreso un omicidio che gli era valso all' epoca l' ergastolo (poi modificato in 21 anni di carcere). Fu rimesso in libertà e riarrestato all' inizio del ' 91, dopo il decreto di estradizione firmato dal premier Michel Rocard il 13 dicembre 1990. Mentre era pendente il ricorso al consiglio di Stato, il carcere segnò ulteriormente un fisico già malato; le condizioni di salute di Stefan peggiorarono al punto di spingere lo stesso Rocard a firmare, il 14 maggio 1991, un ulteriore decreto che sostituiva il precedente e annullava l' estradizione. «L' analogia con la vicenda di Marina Petrella è evidente», dice oggi Stefan. Si tratta di un precedente che ora gli avvocati della Petrella cercheranno di far valere. Nel contro-decreto Rocard si fa esplicito riferimento alla Convenzione europea del 1957, che consente al governo francese di negare le estradizioni quando può nuocere alla salute fisica e mentale del detenuto e del suo stretto ambito familiare. È la cosiddetta «clausola umanitaria», invocata da mesi dai legali e dalla figlia di Marina Petrella. «Mi permetto di ricordare il mio precedente perché io stesso provo disagio per la casualità con cui è stata gestita la vicenda dei rifugiati, per cui a qualcuno di noi è andata bene e a qualcun altro male», aggiunge Stefan che insieme ad altri, dopo l' arresto della Petrella, ha contribuito a realizzare un libro, intitolato Treni sorvegliati - Rifugiati italiani, vite sospese, sulla vicenda degli «esuli» riparati in Francia. Contiene anche un intervento dell' avvocato parigino Henri Leclerc, presidente onorario della Lega dei diritti dell' uomo, dedicato al problema delle vittime: «Nessuno contesta che il dolore delle vittime e la gravità delle sofferenze provocate debbano essere tenuti in conto. È giusto che il dolore delle vittime sia ascoltato, che esse possano esprimere la propria sofferenza, ma non per questo esse possono anche solo in parte sostituirsi al pubblico ministero».






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7 août 2008 4 07 /08 /août /2008 01:54
PETRELLA: SCALZONE, CACCIA ALL'UOMO? SI ROMPERANNO I DENTI.. (ANSA) - PARIGI, 5 AGOSTO -

Se ''il generone politico italiano'' insiste ''in questo canceroso rifiuto di una soluzione classicamente istituzionale come un'amnistia e nella conseguente infima pratica della caccia all'uomo in giro per i continenti, il loro sara' il morso di un cane su una pietra: meglio, in questo caso, che ordinino delle dentiere'': lo ha detto Oreste Scalzone, ex leader di Potere Operaio, commentando con l'ANSA la scarcerazione di Marina Petrella. La politica della ''caccia all'uomo'' - continua Scalzone - ''in cinque anni e' riuscita a scippare di frodo la vita di Persichetti e della Algranati (due fuoriusciti estradati da Francia e Algeria, ndr), un risultato crudele e ridicolo assieme''.

Quanto alla decisione di oggi, Scalzone ha reso omaggio ''alla potenza di un corpo che non vuole piu' vivere a certe condizioni, a una difesa accanita, a una campagna tenace e veritiera che hanno spuntato un primo risultato. E' appena l'inizio, ma e' decisivo. E' il passaggio da un'agonia alla vita''. Secondo Scalzone, diventato punto di riferimento del Comitato di sostegno a Marina Petrella, ''i primi a mostrare di aver capito sono stati i responsabili politici al massimo livello che si giocano la faccia sul mercato elettorale e dei sondaggi. Sono invece sconfitti i funzionari della crudelta', i topi sordi anonimi annidati negli apparati di stato che fanno carriera sul populismo penale senza mai comparire''. La decisione di oggi ''ci da' la carica per ripartire su due obiettivi minimi - ha continuato -, la clausola umanitaria sembra un vestito su misura per Marina e un decreto che decida su questa base l'impossibilita' di estradarla e' possibile e ragionevole. Una moratoria delle estradizioni e' gia' nella logica delle cose e nelle stesse parole del presidente Sarkozy, che in questi giorni sta decidendo di chiudere il contenzioso dei cosiddetti anni di piombo in Francia''.(ANSA).
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19 juillet 2008 6 19 /07 /juillet /2008 21:39
ANSA, Gianotti      
"Visti gli ultimi sviluppi della vicenda di Marina Petrella, voglio dare un consiglio ai capifila della società politica italiana.
Consiglio, beninteso, interessato, certo non nel senso dell'interesse privato, ma in quello di centinaia di antichi "insorti", compagni di destino. Ma che – può succedere in rari casi, quelli in cui si può evitare che <una guerra si risolva nella rovina di tutte le parti in conflitto>.
       Farebbero bene a riunirsi tutti, un giorno, attorno a una tavola: il Presidente della Repubblica, quelli delle due Camere, il capo del Governo, i capipartito – Berlusconi e Veltroni, Bossi e Fini e Casini e chi per o con loro (e magari anche –per il richiesto <diritto di tribuna> – degli ex- come Bertinotti, e altri). Potrebbero decidere di eliminare alla radice il cancro del contenzioso penale infinito come postumo permanente dei cosiddetti "anni di piombo", di cui vicend come quella di Persichetti, Algranati, Battisti e Putrella sono vere e proprie metastasi : questo sarebbe certo liberatorio per noialtri, ma al contempo eviterebbe a loro di collezionare imbarazzi e frustrazioni, attiratisi volendo incrudelire. Dovrebbero ripescar come minimo l'indulto del '97, che prevedeva il riassorbimento  del sovra-sanzionamento legato alle aggravanti <per motivi di terrorismo
 ed eversione>, lesivo in permanenza del diritto eguale.
       Altrimenti, per troppo voler stringere, a voler raschiare il fondo del barile finiranno a dare 'come il morso di un cane su una pietra'.

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 Marina Petrella sera-t-elle libérée ?


Marina Petrella sera-t-elle libérée ?
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19 juillet 2008 6 19 /07 /juillet /2008 21:31
EX BR DA CARCERE A OSPEDALE, 'STA FUGGENDO VIA DALLA VITA' (ANSA) - PARIGI, 14 LUG -
 
"Crisi suicidaria acuta", "suicidio passivo per autoabbandono", "stato di disperazione esistenziale con caduta di spirito vitale": queste sono alcune delle diagnosi tratte dai referti dei periti medici del carcere, degli ospedali e delle autorità sanitarie francesi che si occupano in queste ore di Marina Petrella, in attesa di estradizione in Italia.
 
L'ex brigatista, 54 anni, è in "sciopero della vita", come ha titolato 'Le Monde', da quando si è prodotta nella sua psiche e nel suo fisico una "rottura". Il suo "pensiero ossessivo - riferiscono persone che l'hanno visitata ed hanno parlato con lei negli ultimi giorni - è liberare le sue figlie dalla prospettiva di andare a portar fiori ogni settimana sulla tomba di una persona sepolta viva", cioé di passare il resto dei suoi giorni in carcere. "Se muoio - queste le sue parole - potranno almeno elaborare il lutto, il dolore e alla fine liberarsene".
 
La Petrella, condannata all'ergastolo in Italia e rifugiatasi in Francia nel 1993, è stata arrestata nell'agosto 2007 e il 3 giugno scorso il governo francese ha dato il via libera alla sua estradizione in Italia". Il presidente francese Nicolas Sarkozy nei giorni scorsi ha scritto al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi - compiendo un gesto assolutamente inedito - per chiedergli di farsi latore di una richiesta al presidente
 
Napolitano di graziarla "il prima possibile". Marina Petrella, il cui stato di salute per il rifiuto di alimentarsi, di essere visitata o curata, continua ad aggravarsi, avrebbe già perso 20 chili. In particolare, la
 
Petrella non si oppone alle cure che le vengono impartite, o alle trasfusioni di cui ha bisogno, ma non offre alcuna collaborazione e ripete - dicono i suoi intimi -"che alla fine di questo incubo riuscirà ad evadere dalla vita". Da ieri sera é stata trasferita in ospedale perché il carcere non è più compatibile con il suo stato di salute.

Il comitato che si è creato in Francia a sostegno alla Petrella - fra cui spiccano personalità come il filosofo Edgar Morin, l'ambasciatore Stephan Hessel, il presidente dell'Unione chiese protestanti Jacques Maury - si riunisce con vari collettivi ogni giovedì in pubblico per chiedere la revoca del decreto di estradizione, in applicazione della "clausola umanitaria prevista dalla Convenzione europea sulle estradizioni del 1957.

Carla Bruni, consorte di Sarkozy, aveva detto in un'intervista a Liberation che Marina Petrella "deve essere curata come ogni persona umana e per questo la prigione non è il luogo ideale". Sua sorella, Valeria Bruni Tedeschi, ha chiesto l'autorizzazione di andare a visitare in carcere la Petrella e si è presentata all'ospedale dove è ricoverata la detenuta, ma è stata respinta perché non aveva autorizzazioni.
(ANSA).

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18 juillet 2008 5 18 /07 /juillet /2008 00:15
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12 juillet 2008 6 12 /07 /juillet /2008 12:52
    Non si può essere talmente accecati da <passioni tristi>, da non vedere che, nella lettera al Presidente italiano Napolitano, il presidente della Repubblica francese Sarkozy riconosce - non può non farlo, per la forza dei fatti e delle cose - non solo la condizione estrema di Marina Petrella, ma anche il fatto che questa condizione nasce dallo shock  per un arresto e una decisione d'estradizione che interviene quindici anni più tardi dell'ingresso di questa donna in Francia, dove è stata accolta nella forma di un asilo di fatto, dove ha fondato una famiglia, e dove ha vissuto senza mai violare la legge.

    Personalmente, non vedo come - dopo aver detto queste cose, e averne tratto la conseguenza di arrivare ad un gesto irrituale come annunciare a successive riprese una sua proposta al capo dello Stato italiano di graziarla, spingendosi fino a sfiorare un disagio, una "sofferenza" diplomatica ; non vedo come - dicevo - di fronte al già annunciato rifiuto di parte italiana anche solo di concepire questa grazia, trincerati come sono (Caste, Scrittori & Popolo specchiatesi in ciò che "ci dicono dalla regìa", negli "auto"ritratti diffusi da un ‘sur-Moi' vertiginosamente elevato, un Majeuta che dètta passioni "spontanee" , attizza tutta una mcrofisica di identitarismi e memorialismi e vittimismi egocentrici, e sul concorso di ciascuno, sulla ridda di egocentrismi e vittimolatrìe erige un populismo penale come forma della governamentalità adeguata alla fase entropica in pieno corso del sistema capitalistico-statale, affiancando una tossicomania vendicativa, punitiva in forma di alienazione penale al mercato delle paure, delle angosce, alle egualmente attizzate psicosi securitarie che mettono capo ad una società di sorveglianza e controllo totali), trincerati come sono -dicevamo -  dietro un'inflessibilità da  rigor mortis - non vedo come, insomma, il Presidente francese potrebbe non decidere di cancellare il decreto d'estradizione : semplicemente, appoggiandosi sulla <clausola umanitaria> inserita proprio su domanda della Francia  nella Convenzione sulle estradizioni in vigore all'epoca dei fatti, e dunque testo di riferimento per la decisione su Marina.

    Non vedo come potrebbe non farlo, dopo aver rivendicato la sua ricerca ostinata di una soluzione che trovasse una difficile armonizzazione fra il "principio della cooperazione penale internazionale ed europea", e l'urgenza assoluta di <trattare il caso con una reale umanità> (ciò, evidentemente, anche in applicazione del principio giuridico che prevede che <il valore primario della vita> deve ‘premiare' su ogni altro principio).

    Il momento venuto, bisognerà aggiungere che le considerazioni fatte nella lettera presidenziale sulle cause, sull' "eziopatogenesi" della malattia esistenziale di Marina, sono applicabili a tutti gli altri rifugiati a rischio d'estradizione : dunque, non vedo come Nicholas Sarkozy potrebbe non decidere una moratoria di queste tardive, epperciostesso crudeli minacce d'estradizione.

    Aggiungiamo ancora, che nelle precedenti dichiarazioni, Sarkozy aveva appoggiato il riconoscimento dell'assurdo rompicapo costituito dal caso-Petrella, sulla lunghezza irragionevole del tempo intercorso tra i fatti, la condanna, e la richiesta di applicazione delirante di un principio assoluto di <certezza della pena>.  Questa è un'ammissione, anche se non voluta, del fatto che il "cancro primario" che è alla radice di metastasi come queste cacce all'uomo a fini estradizionali, vera forma di eternizzazione del bisogno di vendetta (che sia nella forma di sanzione penale..., la cosa non cambia : resta la miseria della passione, del veleno del delirio di risentimento), è costituita dall' anomalia italiana di un trentennale, crescente rifiuto di metter mano alle soluzioni-maestre, classiche per la regolazione dei postumi di situazioni di inimicizia giunta alle armi e al sangue, che sono le misure d'amnistia e simili.

    Avendo una mentalità di lotta, scommettiamo su questo : lasciamo agli alienati di questo o quel "corpo mistico" (il "popolo degli Onesti & Buoni" o "la République" e la "Patrie des Droits de l'Homme", peraltro introuvables  al netto di tutti i denunciati auto-tradimenti di cui dovrebbe aver vergogna e che incessantemente si va "smascherando") ; lasciamo a preti e fedeli, scrittori e popoli di questo e quell'organicismo ed "essenzialismo morale" che contengono una tale rimozione della consapevolezza tragica dell'inimicizia che è, da non poter che secernere in continuo una sorta di legittimismo che va a caccia di "tradimenti" e "traditori", di "ipocrisie" e altro da "smascherare". Questo coltivare un'estetica della propria indignazione è futilità alienata, imbelle, impotente, profondamente incapace di comunanza ed autonomia : le quali solo possono fondarsi su una potenza capace di ‘cogliere l'occasione'....

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10 juillet 2008 4 10 /07 /juillet /2008 22:58
Dans le cadre des actions visant au  retrait du décret d'extradition nous proposons deux rencontres discussion sur le thème :
Comment rendre compte des mouvements de subversion sociale des années 70 en Italie face au déni opéré par un populisme pénal devenu doctrine d'Etat ?

La plus large participation au débat des personnes présentes est souhaitée
Samedi 12 juillet 2008, de 13h à 18 h 30
Salle des Fêtes de la Mairie du 13ème arrdt - métro Place d'Italie

 
13 h  Conférence de presse organisée par Fernanda Marruchelli 
 
13 h 45 « En grève de la vie... » :
la levée d'écrou, une question de vie et de mort
IRÈNE TERREL, JEAN-CLAUDE POLACK
 
14 h 30 Rapport sur les discussions du 9 juillet
 
15 h  GEORGES LABICA
 
Par vidéoconférence : Franco Piperno
Contributions : Paolo Persichetti et Erri de Luca
Contrechamps : DOMINIQUE GRANGE et ORESTE SCALZONE

TROIS décennies de refus d'amnistie, ça suffit !
Les collectifs de solidarité avec Marina Petrella et contre les extraditions
Toutes les infos sur www.paroledonnee.info

Communiqué de presse

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Interview France Info




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3 juillet 2008 4 03 /07 /juillet /2008 14:05
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1 juillet 2008 2 01 /07 /juillet /2008 22:28
Bonjour, Nous vous rappelons le prochain rassemblement contre l'extradition de Marina Petrella et des autres réfugiés italiens : jeudi 3 Juillet à 18h30, place du Palais Royal (métro Palais Royal - Musée du Louvre) Ceux qui n'ont pas visité la page http://www.paroledonnee.info dernièrement, pourront trouver en pièce jointe les articles parus hier dans Libé et Le Monde. Vous rappelant que Marina a été placée au Service Médical Psychiatrique Régional de la maison d'arrêt de Fleury-Mérogis, et que son état ne fait qu'empirer, nous vous invitons à continuer de faire entendre votre voix en sa faveur.
Amitiés paroledonnee

Grand Angle
Rèfugièe en France sous l'ère Mitterrand, cette ancienne des Brigades rouges est menacèe d'extradition. Trente ans après les annèes de plomb, l'Italie ne parvient pas tourner la page.

NATHALIE DUBOIS et …RIC JOZSEF (Rome)
QUOTIDIEN : lundi 30 juin 2008


Cela fait deux mois que Marina Petrella se laisse sombrer dans ce qu'ell appelle sa chambre mortuaireª : une minuscule piËce d'isolement ‡ l'hÙpital psychiatrique de Villejuif, seulement ´meublÈeª d'un lit scellÈ au sol et d'un seau hygiÈnique. Face ‡ des murs blancs et nus, elle n'a ni radio ni tÈlÈvision, ni lecture d'aucune sorte. De toute faÁon, ses lunettes lui ont ÈtÈ confisquÈes. Depuis la visite de deux parlementaires, le communiste Patrick Braouezec et la verte Dominique Voynet, on lui a juste concÈdÈ l'accËs ‡ un cabinet de toilette. ´Le deuil sera le dernier cadeau d'amour que je pourrai faire ‡ mes deux fillesª, dit cette Italienne de 54 ans, qui refuse que ses enfants la voient mourir ‡ petit feu. ´VidÈeª par dix mois de prison, Marina Petrella n'arrive plus ‡ boire, ni ‡ manger. Elle est dans ´un Ètat dÈpressif gravissimeª, traverse ´une crise suicidaire franche et trËs inquiÈtanteª, ont diagnostiquÈ les mÈdecins de la maison d'arrÍt de Fresnes. Ce sont eux qui l'ont fait hospitaliser, jugeant son ´Ètat totalement incompatible avec le maintien en dÈtentionª. La vie de cette ancienne membre des Brigades rouges (BR) a basculÈ le 21 ao˚t 2007, lorsque son passÈ l'a rattrapÈe, trente ans aprËs son enrÙlement dans le terrorisme d'extrÍme gauche.

´J'ai pris un TGV dans la tÍteª, nous a-t-elle confiÈ par l'intermÈdiaire de son avocate, quelques jours aprËs la signature, par le Premier ministre FranÁois Fillon, du dÈcret l'extradant vers l'Italie pour y purger une peine de prison ‡ perpÈtuitÈ. A l'heure o˘ la France prend la prÈsidence de l'Union europÈenne, voil‡ que les annÈes de plomb refont surface entre Rome et Paris, preuve que le dossier des exilÈs italiens n'est pas un dossier judiciaire comme les autres.

´Le droit d'asile doit Ítre respectÈ pour les rÈfugiÈs. Mais les terroristes sont-ils des rÈfugiÈs?ª se demandait ainsi Carla Bruni-Sarkozy (LibÈration du 20 juin), en rÈponse ‡ une question sur le sort ‡ rÈserver aux anciens des Brigades rouges. A dire vrai, l'arrivÈe ‡ l'ElysÈe d'une Bruni-Tedeschi n'avait pas rassurÈ le comitÈ de soutien ‡ Marina Petrella : chacun sait que la famille du riche industriel turinois s'Ètait repliÈe en France en 1973 pour fuir les rapts mafieux et la guÈrilla urbaine dÈchaÓnÈe contre les symboles du grand capital et de ´l'Etat impÈrialisteª. Un peu plus tard, dÈbute un autre mouvement migratoire : la rÈpression s'intensifiant ‡ Rome, 150 ‡ 200 activistes italiens de tout poil viennent se mettre ‡ l'abri de l'autre cÙtÈ des Alpes.

Grand virage

Membres de partis armÈs comme les BR et Prima Linea, ou de la myriade de groupuscules issus de la mouvance autonome, tous viennent profiter de l'asile de fait que leur octroie la France, aprËs l'Èlection en 1981 du premier prÈsident de la RÈpublique socialiste. Un statut que la presse rÈsume sous le nom de ´doctrine Mitterrandª. Son principe : les exilÈs politiques qui renoncent au terrorisme auront droit ‡ une nouvelle chance. Comme l'explique le chef de l'Etat, en 1985, au congrËs de la Ligue des droits de l'homme, il s'agit d'hÈberger ceux qui ´ont rompu avec la machine infernale, le proclament et ont abordÈ une deuxiËme phase de leur vieª. Le gouvernement italien en est informÈ. ´Bien entendu,poursuit Mitterrand, si tel ou tel manquait ‡ ses engagements, nous trompait, nous frapperions. [.] Et nous l'extraderions !ª

C'est la ligne que suivra durant prËs de vingt ans l'Etat, sous trois septennats et neuf Premiers ministres, de gauche comme de droite. Jusqu'au grand virage de 2002. AprËs les attentats du 11 septembre 2001 et l'apparition d'une nouvelle gÈnÈration de Brigades rouges en Italie, Jean-Pierre Raffarin et son garde des Sceaux Dominique Perben ne veulent pas donner l'impression de badiner avec le terrorisme : deux rÈfugiÈs en font les frais, l'universitaire Paolo Persichetti, livrÈ en 2002, puis le romancier Cesare Battisti, qui s'enfuit au BrÈsil en 2004.

´Paolo, Cesare, Marina, et aprËs ?ª La question est sur l'une des pancartes brandies dans la petite foule des amis de l'ex-brigadiste. Parmi ces soutiens qui manifestent chaque semaine depuis que FranÁois Fillon a signÈ, le 9 juin, le dÈcret d'extradition Marina Petrella, il y a Elisa, sa fille aÓnÈe. Cette jeune fille blonde est nÈe il y a 24 ans dans une prison romaine, o˘ son pËre et sa mËre Ètaient dÈtenus en attente de leur procËs. Tous deux membres de la ´colonne romaineª des Brigades rouges. Sa naissance derriËre les barreaux, dit l'Ètudiante en linguistique, ´n'Ètait pas le fruit d'un choix ÈgoÔste mais bien le signe qu'une page s'Ètait dÈj‡ tournÈe pour ma mËre. C'Ètait sa faÁon d'entamer un nouveau chemin de vieª.

CondamnÈe ‡ perpÈtuitÈ

Marina Petrella n'a pas 15 ans quand s'amorce le Mai 68 italien, qui va agiter la pÈninsule durant plus d'une dÈcennie. DËs le lycÈe, elle milite. Elle et son frËre cadet Stefano appartiennent au collectif Viva Il Comunismo. Trois ans aprËs le bac, Marina saute le pas de la lutte armÈe et s'engage dans les BR, avec son frËre et son amant, Luigi Novelli. Ils font partie de la colonne romaine, dont l'action la plus spectaculaire est l'enlËvement d'Aldo Moro, le leader de la DÈmocratie chrÈtienne, exÈcutÈ le 9 mai 1978 aprËs cinquante-cinq jours de captivitÈ. Fin 1982, alors que le mouvement vit ses derniËres heures, Marina et son compagnon sont arrÍtÈs et rejoignent les quelque 1 500 brigadistes dÈj‡ derriËre les barreaux. Ils attendront 1988 pour connaÓtre leur sort, le temps que les magistrats noircissent des milliers de pages d'instruction contre tous ces militants armÈs qui ont cru ‡ la rÈvolution prolÈtarienne.

Avec 170 co-inculpÈs, c'est un maxiprocËs. Marina, son frËre et son mari sont condamnÈs ‡ la perpÈtuitÈ, pour l'ensemble des crimes et meurtres commis par les BR de Rome entre 1976 et 1982. Aucun des trois n'a ouvert la bouche, sinon pour reconnaÓtre son appartenance au mouvement. A la diffÈrence des ´repentisª auxquels la justice offre de grosses remises de peines, Marina ne renie pas la cause. Elle prend le maximum, d'autant que l'arsenal des lois antiterroristes sanctionne jusqu'au ´concours moralª ‡ la lutte armÈe. ´C'est le cas de Marina, plaide son ancien avocat Giuseppe Mattina. Elle n'a pas ÈtÈ condamnÈe en tant qu'exÈcutante matÈrielle, mais en tant que dirigeante des BR du quartier de Primavalle. Les juges l'ont dÈclarÈe coupable sur une base purement spatio-temporelle.ª Pourtant, dËs 1988, les magistrats ne semblent dÈj‡ plus voir en elle une dangereuse terroriste : ils laissent cette jeune mËre en libertÈ, sous contrÙle judiciaire. Tant que sa peine n'est pas confirmÈe en cassation, Marina qui a dÈj‡ purgÈ huit ans de dÈtention prÈventive travaille dans une coopÈrative agricole. Jusqu'en avril 1993 o˘, sa condamnation menaÁant de devenir dÈfinitive, elle prend un train avec la petite Elisa. Direction l'exil.

Une fois en France, tous ces Italiens acceptent de se signaler et d'Ítre joignables ‡ tout moment par l'intermÈdiaire de leurs avocats. ´Notre souci Ètait d'Èviter les effets pervers de la clandestinitÈ, qui gÈnËre des petits chefs et des dÈrives vers la dÈlinquance de droit communª, explique aujourd'hui le magistrat Louis Joinet, en charge du dossier ‡ Matignon pendant toute cette Èpoque. Selon lui, une rÈflexion de Mitterrand rÈsume l'esprit de la position franÁaise : ´La vraie question politique que pose le terrorisme est, certes, de savoir comment on y entre, mais surtout comment on en sort.ª Fondateur du Syndicat de la magistrature, puis inlassable dÈfenseur des droits de l'homme pendant un quart de siËcle ‡ l'ONU, Louis Joinet comprend que ce n'est soit ´pas facile pour les familles des victimesª, mais constate que, partout dans le monde, ´la plupart des processus de retour ‡ la paix ou ‡ la dÈmocratie comportent une marge d'impunitÈ et passent par une amnistie. Mais cela suppose qu'un dialogue puisse s'instaurerª.

A Rome, la volontÈ de tourner durablement cette page n'est toujours pas l‡. ´Une issue politique aurait ÈtÈ la meilleure solution mais pour une sÈrie de raisons cela n'a pas ÈtÈ possibleª, regrette l'universitaire et ancien parlementaire Stefano Rodot‡, qui Èvoque pÍle-mÍle le choc laissÈ dans l'opinion publique par l'affaire Moro, des Èpisodes terroristes ponctuels ´laissant craindre que cette Èpoque n'Ètait pas totalement terminÈeª ou encore ´certains aspects des annÈes de plomb qui n'ont jamais ÈtÈ ÈlucidÈs et que l'on continue de dÈcouvrir peu ‡ peuª.

Le gros de l'orage terroriste passÈ, l'Italie a toutefois vite ouvrÈ ‡ vider ses geÙles de ces milliers de dÈtenus se clamant ´prisonniers politiquesª. ´A un moment, on a pensÈ que le meilleur moyen pour vaincre le terrorisme, c'Ètait d'utiliser le systËme des remises de peine ‡ travers les repentis notammentª, analyse Stefano Rodot‡ qui s'est battu contre les excËs de la lÈgislation antiterroriste. Environ dix ans aprËs les faits, les premiers activistes commencent ‡ sortir de prison. ´Si Petrella Ètait restÈe en Italie, elle serait depuis longtemps en libertÈ ou en semi-libertȪ, va mÍme jusqu'‡ remarquer le journaliste Giovanni Fasanella, auteur d'un livre d'entretien avec le cofondateur des BR, Alberto Franceschini.

RÈinsertion exemplaire

DerriËre les barreaux, ne restent que quelques irrÈductibles. La plupart des activistes d'extrÍme gauche ont recouvrÈ une libertÈ totale ou partielle : tous les protagonistes du rapt de Moro sont sortis de prison ou n'y rentrent que le soir pour y dormir ! Cerveau et bras armÈ de cette exÈcution, condamnÈ six fois ‡ la perpÈtuitÈ, Mario Moretti a bÈnÈficiÈ de la libertÈ conditionnelle au bout de douze ans. L'ex-mari de Marina et son frËre Stefano sont libres. Quant ‡ Paolo Persichetti, il quitte depuis peu la prison de Rome pour aller travailler chaque matin dans un journal.

Cela n'empÍche pas Rome de prÈsenter rÈguliËrement ‡ Paris la liste d'une douzaine d'extrÈmistes de gauche ‡ lui livrer en prioritÈ. Pour l'avocate IrËne Terrel, qui dÈfend la plupart de ces Italiens, ´la France se dÈshonore en reniant l'asile de fait qu'elle a concÈdÈ en toute connaissance de causeª. Marina Petrella, qui a eu une seconde fille, nÈe sur le sol franÁais en 1997, bÈnÈficiait d'un titre de sÈjour. Durant ses sept premiËres annÈes en banlieue parisienne, elle a travaillÈ ‡ l'entretien d'espaces verts. Puis s'est investie dans le social, s'occupant des dÈfavorisÈs. C'est donc en toute confiance qu'elle se rendait au commissariat d'Argenteuil (Val-d'Oise), le 21 ao˚t 2007, pour une banale histoire de carte grise. On la jette en prison. En Italie, l'affaire n'Èmeut pratiquement personne. ´Cela n'a pas de sens d'extrader Marina Petrella ou de mettre aujourd'hui les brigadistes en prison, considËre Giovanni Fasanella qui ajoute, mais il est temps qu'ils parlent et aident ‡ Ètablir la vÈritÈ de ces annÈes-l‡ d'un point de vue historiqueª.En France, des personnalitÈs comme le scientifique Albert Jacquard, l'historien Jean Lacouture ou le philosophe Edgar Morin, et des hommes d'Eglise ont Ècrit une lettre ‡ Sarkozy pour souligner la rÈinsertion ´exemplaireª de Marina Petrella et lui rappeler la valeur de la parole donnÈe par la RÈpublique. En face, le silence reste total. En dernier recours, ses dÈfenseurs ont saisi le Conseil d'Etat. Avec l'espoir que le gouvernement, au nom de la gravitÈ de son Ètat de santÈ, refusera finalement de la renvoyer vers les prisons italiennes.

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